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? 345 Dissi e la Dea giurò. Com'ebbe il ritoCompimento perfetto, allor di Circe
Il magnifico talamo salìa.
Quattro intente a' suoi cenni, accorte ninfeLa servìan nel palagio. Eran di fonti, 455
Di verdi boschi e di sacrati fiumi,
Che devòlvonsi al pelago, progenie.
L'una gettò sui seggi porporiniTappeti a cui candido lin sottese;
Stendea l'altra anzi ai seggi argentee mense 460
Su di cui collocava aurei canestri;
Empiea la terza di licor soaveD'argento un'urna e l'auree tazze in giro
Compartiva; recò limpide linfeLa quarta e sotto il treppiè vasto, al fuoco 465
Acceso intiepidìlle. E come l'ondaFremì nel bronzo splendido, la ninfa
Mi pose al bagno, e dal treppiede attintoIl temperato rio, soavemente
Pel capo e per le spalle il mi diffuse, 470
Finché del duro affaticar mi scosseDalle membra l'affanno. Allor che m'ebbe
Lavato ed unto di odorate essenze,
Mi rivestì di tunica e di manto;
D'argentee borchie presentommi un seggio 475
Di mirando lavoro e sotto i piediLo sgabello mi pose. Una fantesca
In vaso d'oro, nel bacil d'argentoLimpid'onda versàvami; sul desco
La dispensiera il pan candido appose 480
E molte dapi che teneva in serbo.
La Dea mi disse: "Cìbati"; ma schivoD'ogni conforto, io mi sedea pensoso,
Le patite sventure in cor volgendo,
Ed altre assai più gravi presagìa. 485
? 375 Circe immoto scorgendomi, e restìoA stender mano sulle apposte dapi,
Vinto, com'era, d'aspro duol, si accostaE in rapide parole a dir si prende:
? 378 "Perché Ulisse così, del par ch'uom muto 490
Seggendo, il cor ti rodi, né da questi
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Dissi Dea Circe Dea Circe Ulisse
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