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      Cibi, né dai licor prendi conforto?
      Sospetto forse di novello ingannoNel cor ti s'ingerì? Temi a gran torto,
      Dopo ch'io t'affidai col più gran giuro." 495
      ? 382 "O Circe - le risposi -, uom giusto e pioSosterrebbe gustar esca o bevande,
      Pria ch'ei vedesse i suoi fidi redenti?
      Dunque, se te il desìo punge, che il ciboMi ristori ed il ber, sciòglili; ond'io 500
      Del dolce aspetto de' compagni amati,
      Gli occhi bramosi miei faccia contenti."
      ? 388 Circe a tai detti del palagio uscìoCon in mano la verga, e del presepe
      Schiuse le porte; i miei fuori sospinse, 505
      Che all'aspetto parean verri novenni.
      Mi stettero a rincontro; a lor d'appressoFattasi Circe, percorréane il branco
      E d'altro unguento or questo, or quello ugnea.
      L'irte setole giù dalle lor membra 510
      Cadevano, di che col detestatoFarmaco pria la Diva rivestilli;
      Già già rifârsi umani e di più frescaEtade e più venusti e di più grandi
      Forme alla vista mi apparîr. Conversi 515
      Tutti in me, riconóbbermi; ciascunoTra le mie braccia si gittò. Sì forte
      Di tenero compianto alzâro un grido,
      Che tutta intorno la magion d'un fieroSònito rimbombò; Circe medesma 520
      Tocca fu di pietà. Ma l'alma Diva
      Accostandosi a me, sì mi dicea:
      ? 401 "Nobile prole di Laerte, accortoE saggio Ulisse, or tu ritorna al lido;
      Tira la nave in secco e ne' marini 525
      Antri gli arnesi e le dovizie ascose,
      Ratto a me riedi e' tuoi compagni adduci."
      ? 406 Detto, non chiusi a nobile fidanzaL'altera anima mia; corsi alla piaggia.
      Là i miei fidi trovai, che appo la nave 530
      Dolorosi spargean pianto dirotto.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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