Come vitelle da macìa ricinte,
Scorgendo al chiuso ritornar le madriDi fresca erba satolle, in folla accorrono
Ad incontrarle, né v'ha intoppo o chiostra 535
Che le ritenga, alle armentali tormeTutte attorno saltellano muggendo;
Così i compagni miei, vìstomi appena,
Mi si versâro in lagrime d'intorno;
Ché lor fu avviso, in Ìtaca sassosa, 540
Là 've nacquero e crebbero, esser giunti.
E dicevan piangendo: "Inclito Ulisse!
Tanta per tuo ritorno al cor n'abbondaGioia, che pari sentiremmo a stento,
Calcando il suol natìo. Ma orsù, 'l funesto 545
Destin degli altri raccontar ti piaccia."
? 422 Ed io con blandi accenti: "In secco primaTiriam la nave ed ascondiam negli antri
Gli arnesi tutti e le dovizie; posciaAffrettàtevi a gara e mi seguite, 550
Acciò di Circe, là ne' sacri tettiRiveggiate i compagni a ber intesi,
A vivandar, di copia alma beati."
? 428 Tacqui e tosto obbedîro; a ritenermiTutti i compagni Eurìloco fu solo. 555
? 431 "Ahi! miseri - gridò -, dove n'andiamo?
Qual brama ora vi assal di novi guai,
Che alla magion di Circe ir vi sospinge?
Già tutti in verri, in lupi od in leoniTrasformerà, sì che dovrem per forza 560
L'ostel superbo a lei guardar. Del pariIl Ciclope adoprò, quel dì che i nostri
Gli entrâr nella caverna, accompagnandoL'audacissimo Ulisse, e quegli ancora
Per la costui follia corsero a morte." 565
? 438 Così disse egli, ed io volgea nell'alma,
Se il grande acciar tratto dal fianco, a terraSbalzar dal busto gli facessi il capo,
Benché affine a me prossimo... ma tuttiDi qua, di là con preghi affettuosi 570
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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