Mi si strinsero intorno i miei compagni:
? 443 "Amor di Giove, se cosė ti č in grado,
A guardia del navil lasciam costui;
Ma tu di Circe guidane alla sacraMagione omai." Ciō detto, allontanârsi 575
Dalla nave e dal mar. Né giā sostenneRestar lo stesso Eurėloco, ma ratto
L'orme nostre calcō; tanto gl'incusseIl minaccevol mio piglio terrore.
? 449 In questo mezzo, ne' suoi tetti Circe 580
Cura degli altri miei fidi prendea.
Gli lavō, profumolli e di superbiManti e di molli tuniche li cinse.
A desco tutti li trovammo. AppenaL'un l'altro riconóbbersi, piagnendo 585
Raccontârsi i lor casi, ed il palagioRisonava di gemiti e di lai.
Circe al mio fianco póstasi, cotesteParole m'indirizzava: "O di Laerte
Prole, ricco di senno inclito Ulisse, 590
All'ostinato lagrimar pon modo.
Anch'io ben so quante nel mar pescosoTolleraste sventure e quanto in terra
Turbe ostili vi nocquero. Ma or via,
D'esca vi confortate e di Ličo, 595
Finché in petto l'ardir vi si ridesti,
Che inanimōvvi, il dė che abbandonasteLa nativa contrada, Ėtaca alpestre.
Or costernati e languidi vi struggeLa rimembranza degli aspri viaggi, 600
Ned alla gioia il cor vi s'apre, tantoLe disventure opprčsservi ed i guai!"
? 466 Detto, l'altero cor ne persuase.
Pel volger d'un intero anno lė stemmo,
Dapi e dolce licor gustando in copia. 605
Ma come l'anno si compė, che in giroVolte fûr le stagioni e che dai mesi
Que' lunghi giorni al termine eran tratti,
Chiamātomi in disparte, i fidi miei:
? 472 "Tempo č omai di membrar - dėssermi -, Ulisse,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Giove Circe Eurėloco Circe Laerte Ulisse Ličo Ulisse
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