Lagrimando volàvanmi tai note:
? 397 "O Re de' prodi Atride, ahi! qual destino 515
Co' lunghi ti vincea sonni di morte?
O ti domò nel tuo navil Nettuno,
Eccitando il rio soffio impetuosoDe' turbini crudeli? O gente ostile
Trafiggévati, allor che depredavi 520
Torme di tauri e pingui gregge in terra?
O quando la Città lor combattendo,
Strascinavi le femmine captive?"
? 404 E l'ombra: "O sapiente inclito Ulisse,
Né destando 'l furor delle tempeste, 525
Nettuno mi domò, né turba ostileNòcquemi in terra; Egisto e la perversa
Mia donna, insidiando, hànnomi ucciso.
A desco in sua magione e' m'invitava;
Quivi, com'altri nel presepe un bue, 530
Mi trucidò. Così morii di morteMiserrima; gli amici a me d'intorno,
Quai verri si ammazzavano, immolatiPer nozze d'un possente od in banchetto
A dispendio comune o in lauta mensa. 535
Già già di molti eroi spesso alla strageIntervenisti o in singolar conflitto
O nel tumulto di campal battaglia;
Ma di più gravi gemiti angosciato,
Scempio veggendo sì crudel, saresti. 540
Ché all'urne intorno ed alle ricche menseGiacevamo distesi e 'l sangue a rivi
Tutto lo spazzo a dilagar correa.
Flebile il grido della Priamèia
Cassandra mi ferì, che a me d'accanto 545
Dal geloso furor di Clitennestra
Trucidata venìa; già in sul morire,
Tentai d'ambe le man di sollevarmiEd il brando afferrar; ma l'impudente
Dileguossi, né a me scendente a Pluto, 550
Chiuder gli occhi sostenne, né le labbraComporre. Ah! no, nulla havvi di più orrendo
Né di esecrabil più, di donna a cuiPullulan nella mente opre sì atroci.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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