Ahi! qual delitto fier costei commise, 555
Strage tramando a me che la condussiVergine sposa. Certo in cor mi sorse
Speme di rientrar ne' tetti miei,
Tra i cari figli e tra i miei servi accoltoCon lieta fronte; ma costei di tutte 560
Scelleranze maestra, e se medesmaContaminò d'eterno vitupero,
E quante al mondo nell'età più tardeDonne verran, ché dopo di costei,
Nulla otterrà più fé, quantunque degna." 565
? 435 "Numi! - sclamai -, quant'odio ai discendentiD'Atrèo portò fin da principio Giove,
Colpa di lor perfide spose! MoltiPer Èlena perimmo, e Clitennestra
In tua assenza t'ordì reti funeste." 570
? 440 "Né docil quindi - ei rispondea -, di troppoCon la tua donna móstrati, né 'l tutto
Disvelarle dèi tu: parte le narra,
Parte ascosa terrai de' tuoi segreti.
Ma tu non dalla man della tua sposa 575
Cadrai vittima, Ulisse: è paragoneDi gran virtude, è saggia ed è prudente
L'Icàride Penèlope. Nel tempoChe tutti in armi navigammo ad Ìlio,
Giovine sposa la lasciammo e un bimbo 580
Le pendea dalla poppa, esile allora,
Ma che or la schiera de' valenti accresce.
Reduce il caro padre, (oh! se beato! )
Fia che 'l riveggia ed egli affettuosoStringerà il genitor tra le sue braccia! 585
Ma che sazi fess'io gli occhi nel vóltoDel figliuol mio, di te, mio dolce Oreste,
L'empia! non consentì; prima m'uccise.
Altro dirò che tu profondamenteNel cor ti riporrai: celato, ignoto 590
Approdar ti conviene al patrio lito;
Ché non v'ha donna, cui fidar ti deggia.
Deh! ciò pur dimmi e schiettamente. UdistiChe spiri le vitali aure il mio figlio
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Atrèo Giove Clitennestra Ulisse Icàride Penèlope Oreste
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