In Orcòmeno, in Pilo od in Isparta 595
Appresso a Menelao? Ché in sulla terraMorte non colse già l'inclito Oreste."
? 462 "Atride - rispos'io -, perché di questoM'interroghi? S'ei viva o no, m'è ignoto;
Mal fa chi vani accenti all'aura spande." 600
? 465 Così alternando mesti detti, e largoPianto versando, ne stavam dolenti.
? 467 L'alma indi giunse del Pelide e quelleDi Pàtroclo, d'Antìloco e d'Aiace
Che gli altri Achei dopo l'esimio Achille, 605
Di persona vinceva e di sembiante.
Riconóbbemi il rapido Eacide
E sospirando disse: "Oh! di Laerte
Divina prole, inclito Ulisse! Ahi, lasso!
Qual ponesti ad effetto arduo disegno 610
Della tua mente? Come sostenestiDi scendere ne' regni atri di Pluto,
Albergo d'ombre che di senno mute,
Altro non son che vani apparimenti?"
? 477 "Oh! gloria degli Achei, Pelide Achille, 615
A consultar l'Oracolo - risposi -
Di Tirèsia scesi io, perché ei m'assenni,
Come all'aspra pervenga Ìtaca mia.
Non appressai l'Acaia e non mai salsiLa patria terra, ché infortuni gravi 620
Me combattono ognor: ma più beatoUom, Pelide, di te non fu giammai,
Né fia. Ti onoravam noi Dànai tutti,
Vivo, al par degli Eterni, ed or qui stando,
Regni possente imperador dell'ombre; 625
No, benché morto, non tristarti Achille."
? 487 Ed ei: "Non confortarmi, inclito Ulisse,
Della morte; cultor de' campi oscuro,
Torrei più presto, per mercé uom tapinoServir scarso di vitto, che su tutte 630
Regnar quest'ombre. Or del mio figlio illustrePàrlami: tra le file antesignane
Irrompe, o no nelle battaglie il primo?
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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