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      Dimmi, se nulla risapesti maiDell'esimio Pelèo: regna sui molti 635
      Mirmìdoni o da lor si prende a vileIn Èllade ed in Ftia, poiché vecchiezza
      Braccia e piè gli fiaccò. Vindice farmi,
      Sotto i raggi del Sol, di lui m'è tolto,
      Ché più non son qual m'era un tempo in Ìlio, 640
      Quando immolava un popolo di prodi,
      Propugnando gli Argivi. Ah! se un instanteTal fossi, o padre mio! Subitamente
      Sarei nella tua reggia, e queste invitteMani e questa mia forza impetuosa 645
      Sentirebbon que' perfidi, che osâroRecarti offesa od usurparti 'l regno."
      ? 504 "Nulla di Pèleo so; ma l'alte gestaDi Neottòlemo tuo, sincere udrai;
      Ch'io medesmo da Sciro in larga nave 650
      A' prodi Achivi 'l ricondussi. QuandoA Troia intorno tenevam consulte,
      Primo sempre arringò, né mai dal puntoDeviò. Potevam soli, mi penso,
      Contendere con lui Nèstore ed io. 655
      Pugnando là sotto le Ilìache mura,
      Confuso con i più non volle ir mai;
      Precorrévali tutti e di coraggioAd alcun non cedea; nell'avvampante
      Battaglia molti trucidò. Ridirli 660
      Né ti potrei nomar tutti gli eroi,
      Che fàttosi agli Achei schermo, trafisse.
      Bàstiti questo: che sotto il suo brandoIl Telefìde Eurìpilo fu steso;
      Molti de' suoi Cetèi perìangli intorno, 665
      Ilìache donne a disposar venuti.
      De' guerrieri il più bello era lor duce,
      Dopo il divino Mènnone. Ma quandoSalimmo nel cavallo, opra d'Epèo,
      Noi duci degli Achei (poiché a me solo 670
      D'aprire e di dischiudere commessaLa cura fu del cieco agguato), gli altri
      De' Dànai capi e condottier dal ciglioTergévansi le lagrime, ed a tutti


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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