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      Tremavano le membra. Ma non mai 675
      Vidi il bel vólto suo discolorarsi,
      Né dalle gote astergersi mai stilla;
      Anzi gran ressa mi facea di scendereGiù dal cavallo, e l'elsa ad ora ad ora
      Stringea del brando o la ferrata lancia 680
      Palleggiava, d'ardor, d'impeto accesoDi sterminare i Tèucri. Alfin cacciata
      La superba città di Prìamo al fondo,
      Ricco di preda e d'alto guiderdone,
      Lieto in sua nave e incolume salìo. 685
      Non giavellotto lo colpì, non lanciaDa presso il ferì mai, siccome incontra
      Che spesseggin le piaghe e le percosseNelle battaglie là 've Marte infuria."
      ? 358 Allor d'Achille maestosa e grande, 690
      A lunghi passi attraversava l'ombraI prati d'Asfodèlo ed esultava,
      Che di sé degno, 'l figlio inclito, udìa.
      ? 541 Altre davanti a me si presentâroOmbre dolenti, e tutte a parte a parte 695
      Gli acerbi casi lor mi raccontâro.
      L'anima sol del Telamònio Aiace
      Stava in disparte, irato a me che 'l vinsiAppo le navi nella gran contesa
      Dell'armi del Pelide: in mezzo poste 700
      Fûr dall'orrevol madre; e diêr sentenzaDe' Tèucri i figli e Palla. Ah! perché mai
      Nel certame fatal non m'interdîroLa palma i Numi! Ahi! per quell'arme or chiude
      La terra in sen sì gloriosa testa, 705
      Aiace, che per forma e per impreseTerribili di guerra, ai Dànai tutti
      Dopo l'esimio Achille sovrastava.
      ? 552 Ed io con blandi accenti: "Oh! Aiace - esclamo -,
      Dunque, né morto vuoi porre in obblìo 710
      L'ira che t'arse contro me per l'armiFuneste? I Numi póserle agli Achivi
      Dannaggio grave, poiché lor peristiFerma torre di guerra.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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