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      Un gran compiantoAl tuo cader levarono gli Achivi 715
      Del par che per Achille; né già vuòlsiAltri che Giove accagionar di tante
      Aspre sventure; d'implacabil odioAcceso, ei perseguì de' prodi Achivi
      L'esercito, e 'l punì con la tua morte. 720
      Ma qui te n' vieni e 'l sermon nostro ascoltaInclito Re! deh! placa omai del fiero
      Magnanimo tuo cor l'impeto e l'ira!"
      ? 563 Non rispose ei, con l'altre affollate ombreAll'Èrebo varcò. Là nondimeno 725
      Atteso avrei, finché egli ancor movesseQualche parola a me, quantunque irato;
      Se non che di veder m'arse il desìoAltri de' trapassati incliti spirti.
      ? 568 Quivi scorgea Minòs, splendida prole 730
      Di Giove. Stretto in mano un aureo scettro,
      Sedeva in trono e féa ragione all'ombre;
      Parte rizzate in piè, parte seduteAl Re d'intorno oravano nell'atra
      Magione di Plutón dall'ampie porte. 735
      ? 572 All'immenso Orión ponea indi mente,
      Che pei prati d'Asfodèlo inseguìaLe belve che sui monti ermi già uccise;
      Con la gagliarda man stringeva ancoraMazza di ferro d'infrangibil tempra. 740
      ? 576 Ecco indi Tizio, alunno della Terra,
      Onnipotente; nove al suol distesoIugeri ingombra, e due avvoltoi, l'un quinci
      E quindi l'altro, gli faceano scempioDel fegato rinato, intromettendo 745
      Ne' suoi precordi 'l rostro; né poteaDiscacciarli con man, ché forza ei féo
      A Latóna di Giove inclita sposa,
      Mentre soletta un dì, là per le ameneCampagne Panopèe volgéasi a Pito. 750
      ? 582 E Tàntalo vidi anco; immenso affannoIl grava; in piè stassi nel mezzo a un lago:
      L'acqua il mento gli tocca e ben che sembri


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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