D'aspra sete riarso, il ber gli è tolto.
Ché quante volte a dissetarsi inchina 755
Le labbra, tante via fùggesi l'onda,
Tranghiottita da un baratro, e del veglioAppare intorno ai piè sol bruna sabbia
Che un Nume inaridìa. Piante superbe,
Piegati i rami gli piovean sul capo 760
Penzolanti le frutta: il pero, il meloDalle lucide poma, il melagrano,
Il dolce fico e 'l verdeggiante ulivo:
Ma come il veglio a côrle in su levavaLe braccia, èccoti un vento impetuoso 765
Che a' tenebrosi nugoli le spinge.
? 593 Combattuto vid'io d'aspri tormentiSìsifo che reggea d'ambe le braccia
Macigno enorme, già di tutta forzaCon le mani e co' piè spingéalo in suso, 770
Acciò la vetta d'arduo monte acquisti.
Ma come sta per sormontarla, occultoPoter superno lo respinge, e 'l masso
Enorme a valle rotolon precipita.
Sìsifo a stento in su 'l ricaccia; intanto 775
Dalle membra il sudor corréagli a rivi,
E del capo i vapor salìano ad altoCom'onda di volante arida polve.
? 601 Comparve indi la possa alta d'Alcide,
Anzi lo spettro; ché l'eroe gioisce 780
Alla mensa de' Numi, e 'l fa beatoDi maritale amplesso Ebe leggiadra,
Prole di Giove e di Giunone, a cuiDistringe il piede aureo coturno. Orrendo
Degli spirti risuona a lui d'intorno 785
Rumor, come d'augei travolti in fugaDalla paura; ed ei qual fosca notte,
Con l'arco teso e col quadrel sul nervo,
Torvi di qua, di là volgea gli sguardi,
Qual chi di saettar sta in atto sempre. 790
Sfolgoràvagli al petto un bàlteo d'oroFormidabile, in che effigiate
Opre fûr di stupendo magistero:
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Nume Combattuto Comparve Alcide Numi Ebe Giove Giunone
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