Pagina (215/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Del fuggente naviglio e via se 'l porta.
      µ 101 Dista di poco ed è più basso l'altroScoglio che saettar potresti, Ulisse.
      Ampio-fronzuto, immenso ivi un selvaggio 125
      Fico si spande, sotto cui la fieraCariddi l'onda tenebrosa inghiotte:
      Tre volte la rigetta, e 'l dì tre volteCon terribile strepito l'assorbe;
      Né mentre ingoia il mar, tu le ti appressa, 130
      Ché tôrti al rischio fier nullo, ned ancheNettun stesso, potrìa. Dunque vicino
      Attiènti a Scilla e via ratto trascorri;
      Me' ti fia desiar sei de' compagni,
      Che tutti quanti pèrdervi ad un tempo." 135
      µ 111 "Orsù - risposi -, il vér mi svela o Dea:
      Se m'è dato schivar la detestataCariddi, non degg'io combatter Scilla,
      Quando a struggere i miei compagni irrompe?"
      µ 115 "Ahi! misero! - sclamò ratto la Diva -, 140
      Già di rischi, di pugne e di travagliAvido sempre, né agli Eterni stessi
      Cedere vorrai tu? Non è alla morteScilla soggetta, ma immortal tremendo,
      Fiero, selvaggio e inespugnabil mostro. 145
      Schermo non v'ha: ti fia il fuggir salute.
      Ma se t'indugi e contro a Scilla t'armi,
      Temo che fuor lanciàtasi, pur'ancheTanti de' tuoi, quanti ne ha capi, inghiotta.
      Ratto naviga quindi, ed alto invoca 150
      Cratài la madre che tal peste al mondoPartoriva; costei sola può il mostro
      Frenar, sì che non te prema ed incalzi.
      µ 127 Alfin della Trinacria isola ai litiPerverrai, dove pascono del Sole 155
      Sette torme di buoi, tante di greggiDai bei lucidi velli. Del par tutti
      Constano i branchi di cinquanta teste,
      Né figlian mai, né scémansi. A pastoriHanno due Dive dall'aurate chiome: 160


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Dista Ulisse Scilla Dea Scilla Diva Eterni Scilla Alfin Trinacria Sole Dive