Nella rapida notte a vagar lungeDa quest'isola, in mezzo al mar oscuro;
Pur sorgono tra l'ombre i procellosiVènti a sperder le navi. Or chi potrebbe 365
A ria morte sfuggir, se d'improvvisoAd assaltarci la tempesta irrompe
Del violento Zèffiro e di Noto,
Che il legno ad onta degli Eterni spezza?
Si obbedisca alla Notte e si apparecchi 370
Lungo il lito la cena. Al dì novelloRimbarcati, nel mar vasto entreremo."
µ 294 Tutti fremendo acconsentîr. ConobbiChiaro allor, che fermò pèrderci un Dio.
µ 297 "Eurìloco - gridai -, concordi tutti, 375
Forza fate a me solo. Or mi giurateCon sacro giuro almen, che rinvenuta
O torma o vasto gregge, alcun di voiCon empio e folle ardir, non vorrìa mai
Né giovenca immolar, né pecorella: 380
Ma starete contenti alle vivandeChe a noi già l'immortal Circe largìo."
µ 303 Come imposi, giurâr. Poscia che il giuroEbbe da lor solenne compimento,
Fermâr la nave in porto appo una fonte 385
Di chiare e dolci acque; indi smontati,
Acconciamente apparecchiâr la cena.
Ristorati di cibo e di bevande,
Membrâr piangendo i diletti compagniChe Scilla divorò, rapiti al legno; 390
E piangevano ancor, finché soave,
Gravò la stanca lor pupilla il sonno.
Già già del suo cammin correa la notteLa terza parte, e dechinavan gli astri,
Quando fiero eccitò vento, commisto 395
A turbinosa immensa pioggia, il Nume
Di nembi adunator: la terra e l'ondeDi nugoli coverse e l'atra Notte
Di Ciel precipitò. Ma non appenaL'Aurora incolorò di rose il Cielo, 400
Tirammo il legno entro capace speco,
Là 've danzan le ninfe in lieti cori
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Zèffiro Noto Eterni Notte Dio Circe Scilla Nume Notte Ciel Aurora Cielo
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