? 170 Così costor della cagione ignariDel portento, sclamâr. Ma 'l Re sì disse:
? 172 "Ahi! m'hanno aggiunto i vaticini antichi 220
Del padre mio! Dir e' soleva: infestoEsser a' noi Nettun, ché a' viandanti
Scorta ognora porgiam fida e secura.
E soggiungea, che un dì nelle fosche ondeStruggerà de' Feaci 'l più bel legno 225
Al ritorno, come abbia a' patrii litiRicondotto un eroe; che inoltre ei questa
Cittade coprirìa d'alta montagna.
Così 'l veglio diceva ed ora il tuttoEcco s'adempie. Or via, concordi tutti 230
Obbedite al mio dir. Cessate omaiDal ricondur qual sìasi pellegrino
Che appo noi si addurrà; dodici egregiTori sagrifichiamo al Re dell'onde,
Forse 'l cor tocco di pietà, non copra 235
Questa nostra città d'alta montagna."
? 184 Detto, allibîr le genti. I tauri a un trattoFurono addotti. I duci e' capi alzâro
Della Scherìa pii vóti al Re Nettuno,
Stando in piè, ritti al sacro altare intorno. 240
L'Ìtaco Re scòssesi allor, giacenteLungo la riva del natìo paese,
Né la sua terra punto riconobbe,
Ché n'era stato già lunge gran tempo.
Pàllade inoltre gli diffonde intorno 245
Nebbia divina, acciò rimanga ignoto,
Acciò di tutte cose l'ammaestri,
Tal che la sposa, i cittadin, gli amiciNol ravvisino, pria che i Proci iniqui
D'ogni insolenza lor paghino 'l fio. 250
Perciò gli oggetti sotto estrania formaGli appaion tutti, e le diritte strade,
E' porti chiusi all'impeto de' vènti,
E l'alte rupi, e gli alberi frondosi.
Ratto surse e risté, volse lo sguardo 255
Al natìo loco e pianse, e d'amendueLe aperte palme percotendo l'anca,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Nettun Feaci Scherìa Re Nettuno Proci
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