Campi di Creta i più sagaci e destriCursor con l'agil piè, sempre vincea; 340
L'uccisi, perché a me le Ilìache spoglieRapìa, per cui sì ne' guerrieri assalti,
Che trascorrendo i flutti tempestosi,
Tante doglie sostenni e tanti affanni.
E' m'ebbe in ira, ché servir non volli 345
Sotto il padre di lui ne' campi d'Ìlio,
Ma duce di guerrieri altri, pugnai.
Gli posi agguato con un mio compagnoE di lancia il trafissi, appunto in quella
Che dai campi redìa. Regnava il Cielo 350
Oscura notte, ned alcun ci scorse,
Ned ei medesmo chi 'l ferìa, conobbe;
Tanto di furto lo spogliai dell'alma.
Steso che l'ebbi con l'acuto ferro,
Ratto ad un legno di Fenici illustri 355
M'addussi, li pregai, parte lor diediDelle ricche mie spoglie e lor féi ressa
Di pormi in Pilo o in Èlide divina,
Dominio degli Epèi. Se non che svoltiFummo di là dall'impeto del vento 360
A viva forza, né lor cadde in menteDi farmi inganno. Lunga pezza errando,
Qua notturni sorgemmo ed arrancandoEntrammo in porto. Né di alcun ristoro
Ci calse, comecché da digiun lungo 365
Illanguiditi; dalla nave scesiTumultuando, tosto ci corcammo
Tutti sul lido; quivi un dolce sonnoMe affaticato invase. Trasportâro
Quei dalla nave lor queste dovizie, 370
Le poser sull'arena accanto al locoDov'io giaceva. Rimbarcârsi e ratto
Alzâr le vele in vèr la popolataSidone; e mesto qui m'abbandonâro."
? 287 Detto, la diva dallo sguardo azzurro 375
Sorrise e lo blandì; repente assunseD'una gran donna di beltà perfetta
Le maestose forme, da' sembiantiParve d'ogni gentile arte maestra.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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