E dal petto volar fe' questi accenti: 380
? 291 "Certo destro ben fôra e ben sagaceChi te nell'arti d'ingannar vincesse,
Fosse egli un Nume. Ahi! tristo infingitore!
Di fallacie e di frodi avido sempre!
Non tu dovevi almen nel suol natìo 385
Cessar dai falsi e dagli obbliqui dettiChe ti son cari dall'età più verde?
Ma di ciò basta, poiché l'uno e l'altraNon siam di tai sottili arti digiuni:
Tu soverchi d'assai tutti i mortali 390
Di consiglio possente e di sermone,
Onorata son io fra tutti i Numi
Per altezza di senno e per inventi.
Né tu ravvisi ancor Palla Minerva,
Figlia di Giove, me che a tutti assisto 395
I tuoi travagli e che ti guardo sempre?
Me che a' Feaci già sì accetto resi?
Vengo teco ad ordir oggi un consiglio,
A celar le dovizie che spiratiDa me, nel dipartirti essi ti diêro, 400
Ed anco ti dirò, quante in tua reggiaDoglie il destino a tollerar ti danna:
Sòffrile tu; necessità ti astringe.
Né ad uom, né a donna, né ad alcun insommaAppalesarti, perocché qui giungi 405
Qual fuggitivo. Ma nel petto ascose,
Forza ti fia patir non poche angosceE comportar degli uomini l'oltraggio."
? 311 E 'l sapiente Ulisse: "A gran faticaTe Dea ravvisar può mortal a cui 410
Tu t'appresenti, benché saggio; tantoTi trasmuti a tua posta! Io so ben questo,
So che tu fausta ognor mi ti mostrasti,
Allor che d'Ìlio pugnavam ne' campi,
Noi, prole degli Achei. Ma poiché l'alta 415
Città di Prìamo noi cacciammo al fondo,
E rimbarcati ci disperse un Dio,
Non più Te, figlia del Tonante, scorsiEntrarmi in nave per fugarmi i guai.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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