Ecatombi perfette. Ecco là il monte 460
Nèrito che di selve alte s'infronda."
? 352 Detto, sgombrò la nube; e tutta intornoL'isola gli schiarì. Giubilò Ulisse,
La patria salutò, di caldi impresseBaci l'alma sua terra, e immantinente 465
Levò le mani e orò: "Nàiadi Ninfe,
Figlie di Giove, omai del rivederviMorta all'intutto in cor m'era la speme;
Co' vóti più efficaci or vi saluto,
Né di porgervi già gli usati doni 470
Mi ristarò, se fausta mi concedeLa predatrice Dea figlia di Giove,
Di spirar le vitali aure, e se 'l caroFiglio, di gloria e di valor mi bea."
? 361 E Pàllade: "Fa' cor, né già tai cure 475
Tùrbinti l'alma. Orsù, celiam nel fondoSubitamente dell'immensa grotta
Queste dovizie, acciò te l'abbi intatte;
Consulterem tra noi poscia del modoConveniente a consumar l'impresa." 480
? 366 Detto, la Diva penetrò nell'antroEd i recessi n'esplorò; l'eroe
Ne seguìa l'orma e le venìa portandoL'oro ed il bronzo indomito, e le adorne
Vesti di che i Feaci 'l presentâro. 485
Tutto ei depose acconciamente; chiuseD'un macigno l'entrata indi dell'antro
Pàllade, figlia dell'Egìoco Giove.
? 372 Ambi seggendo a piè del sacro ulivo,
Ordìan la morte degli audaci amanti. 490
E Palla a raggionar tolse la prima:
? 375 "Pon mente, o di Laerte inclita prole,
Sagace Ulisse, come avventar dèiLa forte man sui Proci inverecondi,
Che regnano i tuoi tetti oggi è 'l terz'anno, 495
Agognando a impalmar tua nobil donnaE delle nozze a vincerla co' doni.
Pur sempre ella in suo cor geme e sospiraIl tuo ritorno; posta a fiere strette,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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