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      Beendo, vie più in lor l'adipe cresce. 540
      Ivi rimanti e gli sedendo accanto,
      D'ogni cosa il richiedi; in questo mezzoA Sparta andrò, di belle donne adorna,
      Ad affrettar del tuo figlio dilettoLa dipartenza, Ulisse. Ei là se n' gìo 545
      A udir, se voce della Fama voli,
      Da cui sappia se spiri e dove sei."
      ? 416 "Deh! perché non l'hai tu - sclamava Ulisse -
      Ammaestrato, poiché 'l tutto sai?
      Dovrà egli pur sul vasto abisso errando, 550
      Tormenti aspri patir, mentre ostil turbaTutte omai le sostanze gli divora?"
      ? 420 "Non ti stringa di lui cura soverchia,
      - La Dea soggiunse -. Io stessa l'inviaiA Sparta, perché nome inclito acquisti. 555
      Nullo affanno 'l contrista, ivi quietoNella magion del biondo Atride assiso,
      Vive d'agi beato e di delizie.
      Vero è che i Proci, in agil nave accolti,
      Gli han posto agguato e bramano immolarlo, 560
      Anzi ch'ei torni; ma fia invan mi penso;
      Prima in suo grembo chiuderà la Terra
      Qualcun dei vorator del tuo retaggio."
      ? 429 Detto, 'l toccò dell'aurea verga: a un trattoLa fresca pelle sull'agili membra 565
      Inaridìo, sparver le chiome bionde;
      Di veglio rotto dall'etade assunseLa rugosa persona; deformati,
      Perdetter gli occhi la leggiadra luce;
      In dosso li gettò tunica e veste: 570
      Squarciate, sozze e di mal fumo tinte.
      D'agile cervo gli ravvolse intornoVello ampio dipelato ed un bastone
      Tra man gli pose. Con attorto fune,
      Lacera e vil bisaccia gli sospese 575
      Ad armacollo. Tal consiglio preso,
      Si dipartîro: alla divina Sparta,
      Appo 'l figlio d'Ulisse ita è Minerva.
     
     
     
     
     
     
      LIBRO XIV
     
     
     
      Colloquio tra Ulisse ed Eumèo


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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