Fiero strazio e' patìa, se non che rattoLanciàndosi, varcò l'atrio il pastore
Ed il cuoio bovin di man gli cadde.
Sgridando egli i mastini ed avventando 45
Spesse di qua, di là pietre fischianti,
Dispèrseli ed al Re vòlto, sì disse:
? 37 "Poco, o veglio, mancò, che in un momentoTu posto da' mastin non fossi a brani!
E l'onta in me cadrebbe: in me cui tanti 50
Affanni diêro e disventure i Numi.
Dì e notte 'l signor mio nobile piangoE questi allevo pingui verri, ond'altri
Li divori, mentr'ei dal digiun vinto,
In remote città, di gente in gente 55
Va ramingando, ov'ei pur viva e 'l raggioMiri del Sol. Ma tu séguimi, o veglio,
Alla capanna mia, d'esca e di bevaSatollo a pien, mi dirai donde sei
E gli affanni ed i guai che tollerasti." 60
? 48 Detto il precorse, e nell'angusto albergoL'introducea; qui di virgulti densi,
Sopra cui stese di selvaggia capraPelle villosa, il collocò in un seggio
Morbido e vasto. Di Laerte 'l figlio 65
Di accoglienze gioìa sì oneste e liete:
Ospite mio - quindi sclamò -, l'Olìmpio
E gli altri Sempiterni adèmpian sempreQuanto a cor più ti sta, poscia che tanto
Benignamente, tua mercé, m'accogli!" 70
? 55 E tu così gli rispondesti, Eumèo:
Non lice, veglio, a me prendere a vileUn pellegrino, comecché da ria
Sorte fosse di te più combattuto:
Ché gli stranieri ed i mendichi tutti 75
Vengon da Giove. Affettuosa e cara,
Benché debil, ti fia l'offerta nostra:
Tal de' servi è l'usanza: in tema sempreStanno, se gioventù vi signoreggi;
Ché i Numi già contesero il ritorno 80
A lui che mi dilesse e che mi avrebbe
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Numi Sol Laerte Olìmpio Sempiterni Eumèo Giove Numi
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