Della sannuta vittima la schiena.
Esultò il Rege e sì gli disse: "Eumèo,
Possa al par tu all'Olìmpio esser diletto, 565
Qual tu il mi sei, che a tal sendo condotto,
Di sì oneste accoglienze or mi consoli."
? 442 E tu sì rispondesti o saggio Eumèo:
O degli ospiti esimio, ecco ti cibaDi ciò che ti è imbandito e ti ristora. 570
Concede e toglie a suo volere il Nume
Questi beni; ch'ei può tutto che vuole."
? 446 Detto, agli Eterni le primizie offerse,
Libò il negro Lièo; poscia ad Ulisse,
Eversor di Città, porse la tazza; 575
Questi alla porzion che gli si appose,
Sedéo davanti, e gìa Mesàulio intanto,
Dispensando di Cèrere i bei doni,
Mesàulio che ei del suo comprò dai Tafi,
Assente il Re, né da Penelopèa, 580
Né da Laerte sovvenuto. In questaSteser le mani al cibo; e come d'esca
E di beva il desir fu in essi estinto,
Levò Mesàulio il pane; e quei, satolli,
Affrettàronsi a dar le membra al sonno. 585
? 457 Fredda sorgiunse e tenebrosa notte,
Senza sosta piovea Giove ed acquosoZèffiro fier soffiava. Ulisse allora
Vòlto agli ospiti suoi, tentò s'Eumèo
Svestito il suo mantel, gliel desse o almeno 590
A ciò far eccitasse altro pastore,
Poiché tanta di lui cura prendea.
? 462 "Eumèo, deh! m'odi e voi tutti, suoi fidi,
Dirò forse parole ebbre d'orgoglio,
Ché 'l vin folle mi sprona; ei che sospinge 595
Uom saggio spesso a trasmodar cantando,
Al molle riso, a spiccar salti e 'l traggeA parlar ciò ch'era a tacer più bello.
Ma poiché a freno ritener non seppiLa lingua, nulla terrò in petto. Ahi! dove 600
Fior di mia gioventù, forza mia intera,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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