D'uccėderti, anzi che alla patria arrivi.
Ma non porranno ciō, pārmi, ad effetto:
Qualcuno ingoierā prima la terra, 40
De' fieri vorator di tue sostanze.
Non pertanto, dall'isole lontanoDrizza la proda e naviga notturno.
Il Nume che di te cura e t'assiste,
Spirar farā per te propizio un vento. 45
Tocco d'Ėtaca appena il primo lito,
I compagni a cittā manda e la nave;
Ma tu 'l custode pria trova de' verri,
Cui diletto sei tanto, ed appo luiPernotta. Ad annunziar indi alla saggia 50
Il manderai Penčlope: che spiriQueste dolci vitali aure e che illeso
Dalle piaggie di Pilo a lei ritorni."
? 43 Detto, all'Olimpo rivolō; col toccoDella punta del pič, dal dolce sonno 55
Scosse il garzone del Nelide il figlio,
E: "Risvégliati - disse -, o Pisistrāto,
Aggioga al cocchio i rapidi corsieri,
E senza pių indugiar, mettiāmci in via."
? 48 E 'l giovane: "Benché 'l partir n'č tardo, 60
Pur non ci č dato carreggiar al buio;
Ratto fia l'alba. Qui rimanti adunque,
Finché l'Atride gli ospitali doniPonga nel cocchio e con dolci parole
T'accomiati. Ché l'ospite con gioia 65
Rimembra chi gli dič pegni d'affetto."
? 56 Tacque e nel trono d'ōr brillō l'Aurora.
Dallato si levō d'Člena bionda,
Ed a' giovani eroi venne l'Atride.
Come accorto di lui si fe' il diletto 70
Figlio d'Ulisse, in fretta un'abbaglianteTunica si vestė, gittō sui forti
Omeri un ampio manto, e fuori uscito,
Gli si fece a ricontro e sė gli disse:
? 64 "Inclito Atride, amor di Giove, or via, 75
Rimāndami al natėo loco; giā m'ardeAvida brama de' paterni tetti.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Nume Penčlope Pilo Olimpo Nelide Pisistrāto Atride Tacque Aurora Atride Ulisse Atride Giove
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