Non più te di partir impaziente,
Qui ratterrò lunga stagion - risposeIl bellicoso Atride -; èmmi in dispetto 80
Chi di soverchio l'ospite blandisceE del par chi 'l trascura: in tutte cose
Vuòlsi modo servar. Non ben si addiceRespinger lo stranier che star desìa,
Ned arrestarlo, se a partir s'affretta. 85
L'ospite accogli che a Te vien, ma quandoIr brama, l'accommiata. Non pertanto,
Sofférmati, finch'io riponga i ricchiAlla presenza tua doni nel cocchio
Ed ordini che qui, nel mio palagio, 90
Dove regna la copia, alcun ristoroTi apprestino le ancelle. Onore e laude
Verranne a me, né a te disutil fiaPasteggiar meco, prima che l'immensa
Terra imprenda a percorrere. Ché s'ami 95
Per l'Èllade instradarti ed ire ad Argo,
Aggiogati i corsier, posto al tuo fianco,
Alle città ti condurrò, soggiornoD'incliti eroi. Ospite alcun non fia,
Che senza farti onor, non però t'accomiati. 100
Certo, treppiè di bronzo o conca avrai,
O due appaiati muli od aurea tazza."
? 86 Ed il garzon: "Re Menelao, m'è tardoA' miei Stati redir; di là partendo,
A guardia del mio aver nullo lasciai 105
E temo di perir, cercando il padre,
Temo che alcun de' miei tesor s'involi."
? 92 Tosto impose l'Atride alla consorteNon che alle ancelle, che di dapi in copia
S'imbandisca il convito. Eteonèo, 110
Che lì presso dormìa, surto di letto,
Accorse. Il Re di suscitar gl'ingiunseIl foco e di abbrostir le carni; ei pronto
Al comando obbedì. Discese intantoNella stanza odorata 'l biondo Atride 115
E non già solo: seco Èlena sceseE Megapènte. Entrati ove deposti
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Atride Argo Menelao Stati Tosto Atride Atride Megapènte
|