Del pelago la salsa onda il naviglio.
Partiti, rassentâr Crune e le belleDi Càlcide correnti. Il Sol repente 360
Tramontò e d'ombra si coprîr le vie;
Spinta dal vento che governa il Nume,
La nave costeggiò di Fèa le riveE passò accanto ad Èlide divina,
Dominio degli Epèi. Telèmaco indi 365
Drizzò là, vèr le alpestri Isole il corso,
Pensoso del suo scampo o della morte.
? 301 Ulisse in questo mezzo, e 'l divo Eumèo
Sedeano a cena, ed i pastor con loro.
D'esca e di beva il desiderio estinto, 370
Parlò d'Ìtaca il Re, tentando Eumèo
A chiarir se di lui l'usata curaPrender anco volesse, ond'ei rimanga
Là nella stalla od a Città mandarlo.
? 307 "Eumèo, deh! m'odi e voi tutti o Pastori: 375
Dimani al primo albor, desìo condurmiA mendicar per la città, acciò 'l vitto
Ned a Te logri più, né a tuoi compagni.
Piàcciati quindi ammaestrarmi e guidaDarmi sicura, onde colà mi scorga; 380
Vagando andrò per la città, siccomeNecessità mi stringe, e forse alcuno
Porgeràmmi una ciotola ed un tozzo.
Andrò d'Ulisse ai tetti ed alla saggiaPenèlope darò nuove di lui; 385
Avvolgerommi tra i superbi Proci
Che in tanta copia di vivande, forseLargirànnomi un pasto. A me fia lieve,
Ratto e ben, eseguir tutto che vonno.
Ch'io 'l ti dirò; già tu m'intendi; ascolta: 390
Io, la mercé del messaggiero Ermete,
Da cui si abbella de' mortali ogni opraDi grazia e di splendor, tal son, che niuno
Nelle cure domestiche m'avanza,
O se faccia mestier raccôrre il foco, 395
O legna aride fendere, od in braniPorre e abbrostir le carni o mescer vino;
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Crune Càlcide Sol Nume Epèi Isole Ulisse Eumèo Eumèo Città Pastori Ulisse Proci Ermete
|