Servigi che il tapin presta al possente."
? 325 Irato a lui, cosě rispondi Eumčo:
Ahi! come tal pensier ti cadde in mente, 400
Ospite mio! Certo perir lě brami,
Se tra la turba entrar vuo' tu de' Proci,
La cui audacia giŕ e la violenzaMontar del Ciel sino alla ferrea volta.
Non tali sono i servi lor, ma vaghi 405
Donzelli adorni di leggiadre vesti,
Di cui le chiome nitide e 'l bel visoMandan profumo di odorate essenze.
Questi lor vanno ministrando in giro,
Mentre di pan, di carni e di Ličo 410
Le magnifiche lor mense van carche.
Deh! qui rimanti; no, la tua presenzaNed a me, né a' pastor torna mai grave;
E quando redirŕ d'Ulisse il caroFiglio, ti largirŕ tunica e vesti 415
E lŕ ti manderŕ dov'ir aspiri."
? 340 Il magnanimo Re: "Possa tu a Giove
Caro esser tanto, quanto a me tu 'l sei,
Nobile Eumčo, tu che a' miei lunghi errori,
Agl'infortuni miei termine hai posto. 420
Non v'ha del ramingar vita piů dura;
Ché qual va errando degli umani, pateNon pur lo strazio d'esecrabil fame,
Ma danni mille ad una e martěr mille:
Or, poiché mi rattieni e vuoi che aspetti 425
Telčmaco, deh! dimmi, se la madre,
Se del divino Ulisse il genitoreChe lasciň di vecchiezza in su la soglia,
Quand'ei si dipartě, vivano ancoraSotto i raggi del Sole o se giŕ spenti, 430
Discesero ne' regni atri di Pluto."
? 351 E 'l buon pastor: "Ospite, 'l vero udrai.
Vive Laerte, ma dě e notte imploraGiove che in sua magion l'alma gli sciolga;
Ché dolor disperato il cor gli preme 435
Pel figlio assente e per la saggia donnaDi sua florida etŕ fida compagna,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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