Che morendo anzi tempo, il diede in predaA precoce vecchiezza. Ella, già oppressa
Da immenso affanno che del figlio illustre 440
Le cagionò la lunga lontananza,
Perì d'orrida morte. Oh! non mai pêraCosì qual mi dilesse e in queste soglie
Cortese, a larga man, pórsemi aìta!
Finché visse, benché angosciata, m'era 445
Dolce udire i suoi detti e interrogarla;
Poiché ella m'allevò presso Ctimene,
Esimia figlia sua di pepli adorna,
Ultimo de' suoi parti; ad un ci crebbeE quasi al par di lei tenéami in pregio. 450
Ma come al fior cotanto desiatoDi nostra età fummo amendue, lei sposa
Fecero in Same, ricevendo immensaDovizia; a me di tunica, di manto
E di vesti leggiadre e di calzari 455
Anticlèa fece dono e in questi campiA porre stanza mi mandò; e di cuore
Mi dilesse ognor più. Tutti or con leiQuesti beni disparvero; ma i Numi
Prosperâr la fatica a cui mi diedi; 460
M'alimentai la mercé loro e bebbi,
E 'l verecondo poverel sovvenni.
Quant'all'alma Penèlope, m'è toltoAscoltar più le sue dolci parole
E' bei fatti conoscerne; ché grave 465
Sulla magion di lei piombò sventura:
Turba ria di superbi; e non pertantoUopo grande hanno i servi di parlarle,
D'interrogarla sopra ciò ch'ei dennoMangiar e bere e riportarne ai campi, 470
Di che l'animo lor sempre si allegra."
? 380 "Numi! - l'eroe sclamò -. Fanciullo ancora,
Errar forza ti fu, pastore Eumèo,
Dalla patria lontano e da' parenti.
Ma il vér, deh! dimmi: disertata venne 475
La città vasta in che la venerandaMadre abitava e 'l genitore? O colto
Presso l'agne od i buoi solo, rapîrti
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Ctimene Same Numi Penèlope Eumèo
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