Sulle navi i pirati, e trasferitoD'Ìtaca ai liti, per condegno prezzo 480
Ti vendettero al Sir di queste case?"
? 389 "Poiché tanto d'udire i casi nostri,
Ospite mio, t'aggrada e tu 'l mi chiedi
- Rispósegli 'l pastor -, tacito ascolta,
Rasserénati in vólto ed il vermiglio 485
Licor beendo, stammi assiso al fianco.
Notti regnano immense; or vuòlsi il tempoCompartire tra 'l sonno e tra la vegghia,
Se l'altrui ragionar caro ci torna;
Anzi l'ora non t'è d'uopo corcarti, 490
Noce il sonno soverchio. Ove addormirsiTalentasse ad alcuno, esca; e in sull'alba,
Confortato di cibo, a' paschi seguaDel Re gli armenti. Ma noi qui seggendo,
Diàmci al bere, al mangiar, de' gravi nostri 495
Infortuni l'alterna rimembranzaAl cor ne aggiungerà, ché si piace anco
De' proprii affanni uom che sofferse moltoE molto errò. Dirti i miei casi adunque,
Poiché 'l mi chiedi e 'l brami, èccomi presto: 500
? 403 Sirìa si noma un'isola, tu forseParlar n'udisti, che al di là d'Ortìgia
Giace u' del Sol si veggion le rivolte;
Vasta, no, ma felice: armenti e greggiPasce in copia, di viti e in un de' campi 505
Di frutto cereal lieti, è feconda.
Non mai le genti a tormentar penètraLa Fame lì, né morbo altro funesto
A' miseri mortali; allor che aggiuntaHanno l'estrema età le umane schiatte, 510
Sceso nella città Febo, dal grandeArco d'argento, e Artèmide, le spegne
Sùbito colpo de' lor miti strali.
Sorgon lì due città tra cui si parteLa comune dovizia; il padre mio, 515
Ctèsio Ormènide, somigliante ai Numi,
Sull'una e l'altra distendea l'impero.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Sir Sirìa Ortìgia Sol Fame Febo Artèmide Ormènide Numi
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