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? 512 E Telèmaco: "Certo in miglior tempo,
Al mio palagio t'addurrei; né puntoLà verresti in desìo d'ospital dono.
Ma tal partito fôra a te medesmoDi presente funesto; a me è pur forza 640
Non appressarti, ned a te fia datoPenèlope veder; ché assai di rado
Appar tra i Proci, ma nell'alte stanzeStassi in disparte, ad oprar tele intesa.
Pur altro eroe t'indicherò, appo cui 645
Riparar ben potresti: il Polibide
Eurìmaco, che d'Ìtaca le gentiOnoran tutte quante al par di un Nume;
Uom d'alto affar, che alla consorte, al tronoDel padre mio vie più che gli altri, aspira. 650
Ma tu ch'empi di Te l'etere immenso,
Olìmpio Giove, il sai, se costor primaDell'ambìto Imenèo fìen posti a morte!"
? 525 Diceva ed ecco sorvolargli a destra,
Ratto nunzio d'Apollo, uno sparviere; 655
Tenea stretta tra l'ugne una colomba,
La dispennava e ne spargeva a terra,
Tra la nave e Telèmaco, le piume.
Preso il garzon per mano, ecco in disparteTeoclìmene 'l tragge e sì gli dice: 660
? 531 "No, non seguì senza il voler d'un Nume
A destra il volo dell'augel; di contraIl vidi ed augurale il riconobbi.
Telèmaco, fa' cor, più regia stirpeDella tua non v'ha in Ìtaca; qui fia 665
Dominatrice libera per sempre."
? 535 Ed il garzon: "Deh! voglia il Ciel che questaTua parola s'adèmpia, ospite mio!
Tant'io ti largirò pegni d'affetto,
Che qual ti riscontrasse, indi per certo 670
Compitamente ti terrìa beato."
? 539 Rivolto indi al suo fido: "O mio Clitide
Pirèo - diceva -, tu che fra i compagniChe a Pilo mi seguîr, fosti ad ognora
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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