Córsegli incontro, gli baciò la testa,
I begli occhi lucenti, ambe le mani,
Affettuose lagrime spargendo. 20
Come tenero padre al petto stringeIl caro figlio che tornò da lungi
Dopo assenza decenne, unico figlioChe in tarda età produsse e per cui tante
Fiere angosce patì; non altrimenti 25
Tutto intero ricinse e baciò Eumèo
Il bel garzon, come se allora alloraFosse a morte sfuggito; e lagrimando:
p 23 "Venisti alfin, o desiata e dolceLuce degli occhi miei. Di più vederti, 30
O Telèmaco, uscito era di spemeDal dì che navigando, ito se' a Pilo.
Piàcciati, o figlio, entrar, sì ch'io ti miriE mi consoli, ché d'altronde giunto,
Qui ratto vieni. Pur di rado i campi 35
Visiti ed i pastor, ma in città resti,
L'infesta ad osservar turba de' Proci."
p 30 E 'l garzon: "Questo fia, nobile veglio,
Che qui per tua cagion vengo bramoso:
Di rivederti e da Te udir, se in casa 40
Rèstami ancor la madre, o se de' Proci
Alcun la disposò, mentre nel lettoGià deserto d'Ulisse le odiose
Tele filando va sordida aracne."
p 36 "Sta - ripigliava Eumèo - là nel palagio, 45
Constante in suo patir la genitrice;
Ed i mesti suoi Dì, le meste Notti
Pur consuma ne' gemiti e nel pianto."
p 40 Ciò detto appena, la ferrata lanciaRicevé dal garzon che della soglia 50
Varcato il marmo, entrò. Com'ei processe,
Surgeva il padre a cedergli lo scanno;
Ma 'l giovinetto il divietò, dicendo:
p 44 "Ospite, siedi; qui nel nostro albergoUn altro seggio ne fia porto; ed ecco 55
Il servo che già a dàrlomi s'affretta."
p 46 Diè volta Ulisse e risiedé, stendea
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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