Molli 'l pastor virgulti e di villosaPelle li ricoprìa, là 've 'l diletto
Figlio d'Ulisse assìsesi. Già Eumèo 60
Colmi i taglier dell'abbrostite carni,
Che intatte ier lasciàvansi, recava,
Non che candidi pani ne' canestriAccumulati, ed in campestre vase
Temprato il dolce vin con limpid'onda, 65
Di contra al Re si collocò. Già tuttiStendean le mani alle imbandite dapi.
D'esca e di beva il desiderio estinto,
Telèmaco al pastor movea tai detti:
p 57 "Donde, buon veglio, il forestier ti giunse? 70
Come i nocchier ad Ìtaca il menâro?
Chi fûr? Ché certo a piè qua non si varca."
p 60 "Figlio - rispose Eumèo -, nulla t'ascondo.
Vàntasi nato ei là nell'ampia Creta;
Gran tempo errando, aver percorso, ei dice, 75
Molte città; ciò in fato ebbe da un Nume.
Giù da un naviglio di nocchier Tespròti
Calàtosi, fuggiva e al mio tugurioRiparò non ha guari. Io 'l ti rassegno;
Or adopra a tuo senno: gloriarsi 80
Omai d'esser tuo supplice gli aggrada..."
p 68 L'interruppe Telèmaco: "Tal voceCerto in cor mi sonò, diletto Eumèo,
Dolorosa; com'io nel mio palagioRicetterò quest'ospite? Non viemmi 85
Fidanza dall'età, che questo braccioRespinger vaglia chi l'assalti 'l primo.
Tra due opposti pensier la madre ondeggia:
O restar meco e regger la magione,
Onor facendo al marital suo letto 90
E servando sua fama; o degli Achivi
Impalmarne 'l più forte e che più riccaDote le largirà. Ben dar vogl'io
A quest'ospite tuo tunica, manto,
Vesti decenti, ancipite una spada 95
E calzari, e mandarlo ov'ir più brama.
Ché se 'l ritieni e prenderne vuoi cura,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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