Qui vesti manderò con dapi varie,
Ond'ei non logri te né i tuoi compagni.
Ma non mai patirò ch'ei là si rechi 100
Appo i rivali: la costor baldanzaTrapassa ogni confin. S'ei fia oltraggiato,
Gran duol verrammi al cor. Compier è duroAd un sol, benché prode, in mezzo a' molti
Audace impresa: e' fìen sempre i più forti." 105
p 90 E l'intrepido Sir: "Giust'è ch'io ancora,
Mio diletto, risponda: ah! certo in pettoScoppiami 'l cor, udendo i fieri oltraggi
Che in tua magion comméttonsi da' Proci
A mal tuo grado, quando tal pur sei. 110
Dimmi, spontaneo cedi? O 'l popol tuttoNella città ti porta odio, obbedendo
All'oracol d'un Nume? O forse incolpiI fratei? Lo straniere anche in gran rischio,
Dalle lor nimistà vie più s'incora. 115
Perché con questo cor giovin non sonoAl par di te? Perché prole d'Ulisse
Non sono? O lui medesmo, ritornanteDa' lunghi errori suoi (ché morta al tutto,
No, la speme non è). Vorrei che tosto 120
Prode stranier la testa m'abbattesse,
Se posto il piede nella reggia, a tuttiCostor non recherò sterminio e morte.
E quando ancor, solo send'io, la foltaMi soverchiasse, di gran cor torrei, 125
Immolato perir nel mio palagio,
Pria che veder pur sempre opre sì turpi:
Oltraggiàrmisi gli ospiti, sforzarsiNelle regali mie stanze le ancelle
Indegnamente, e le vendemmie e 'l vitto 130
Inghiottìrmisi a caso e 'ndarno e sempre."
p 112 Ed il garzon: "Ospite, il tutto udrai.
Né me 'l popolo ha in odio, ned incolpoDi fratei nimistà che quando ferve,
Quanto il rischio è maggior, tanto nel petto 135
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Sir Proci Nume Ulisse
|