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Apri ad altro or la mente ed entro il ferma.
p 282 Quando mi spirerà l'alto concettoPàllade, ricca d'ottimi consigli,
T'accennerò del capo; e tu quant'armiGiacciono in basso nel palagio, tutte 335
Da te rimosse e trasportate in fondoAlla stanza superna, ivi depónle.
Che se d'arme 'l desìo pugnesse i Proci
E movèsserti inchiesta, e tu con questeBlande parole a illuderli t'adopra: 340
Le sottrassi dal fumo, ché non sonoFulgide più, come lasciolle il padre,
Quando a Troia se n' gìo; ma si oscurâroCome fûr tocche dal vapor del foco.
M'infuse inoltre in cor questo sospetto 345
Giove: non vinti da Lièo soverchio,
Appicchiate tra voi zuffa e l'un l'altroFerendo, il sangue a deturpar trascorra
Il convito e le nozze; il ferro stessoIrrita l'uomo ed a sé 'l tragge." A noi 350
Due spade, due lanciotti e da imbracciarsiDuo di selvaggio bue forti brocchieri
Lascia: a questi darem di piglio quandoA battagliare irromperemo; allora,
Mercé a Minerva e al sapiente Giove, 355
Fìen resi i Proci attoniti ed imbelli.
Altro dirotti e tu nel cor lo imprimi:
Se figliuol mio sei tu, se del mio sangueSei veramente, fa' che alcun non oda
Che Ulisse è qui: non già Laerte 'l sappia, 360
Ned Eumèo, ned i servi né la stessaPenèlope. Noi due soli, tu ed io,
Esplorerem de' servi e delle ancelleL'indole ed il contegno, e sì vedremo
Chi ci onora in suo cor, chi di noi teme, 365
Chi a vil ne prende, chi benché sìe degnoD'alta osservanza, farti oltraggio ardisca."
p 308 Ed il giovane illustre: "O padre mio!
Conoscerai, spero, il mio cor; né ignavo,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Proci Troia Lièo Minerva Giove Proci Ulisse Laerte Eumèo
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