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      Ned insensato mi terrai; ma questo 370
      Partito util non pàrmi; or teco il pensa.
      Tentando i servi ad uno ad un, dovrestiLungi ne' campi errar gran tempo e indarno.
      I Proci intanto senza sosta o modo,
      Tranquilli in tua magion, le tue sostanze 375
      Divoreranno. Ti conforto adunqueTra le ancelle osservar, qual n'ave a scherno,
      Qual sia innocente; ma tentare i servi,
      Percorrendo le stalle, or non vorrei;
      Meglio torna indugiar, se ti diè Giove 380
      Veracemente di vittoria un segno."
      p 321 Mentre alternan tra lor queste parole,
      Giunse a città la nave che da Pilo
      Telèmaco e' compagni radducea;
      Del porto entrati ne' capaci vadi, 385
      Tirâro in secco il legno; abili serviRimossero gli attrezzi e' preziosi
      Doni alle case indi recâr di Clito.
      Poscia un araldo alla magion d'Ulisse
      Spacciâro ad annunziar alla sua donna, 390
      Che era 'l figlio ne' campi, e ch'ei prescrisseDrizzar vèr la città del legno il corso,
      Non forse in sua tremante alma, l'esimiaRegina tristi ancor lagrime spanda.
      Eumèo e l'araldo si scontrâr per via, 395
      La medesma novella ambi recando.
      Posto il piè nella reggia, il banditoreTra le ancelle gridò: "Giùnseti 'l caro
      Figlio o Regina!" Indi 'l pastor accostoDi lei si pose e con sommessa voce 400
      Spose ciò che Telèmaco gl'ingiunse.
      Quindi veloce s'avviando ai branchi,
      Gli atrii lasciava e l'alta reggia addietro.
      p 342 Ma costernati d'animo e dolentiUscìeno i Proci del regal palagio, 405
      Ed appo 'l muro del cortil, davantiAlle porte si assisero. A dir primo
      Il Polibide Eurìmaco si féo:
      p 346 "Certo, amici, superba ed ardua impresa


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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