Telčmaco fornė: questo viaggio! 410
Pur dicevam: "Nol compierā!" Su via,
Lanciam la miglior nave ed i pių spertiRčmigi congreghiam, perché al pių presto
A rincasarsi movano i compagni."
p 351 Cessō appena dal dir, che giā la nave, 415
Rivolto al lido Anfėnomo scorgeaNell'alto porto entrar; altri le vele
Ripiega ed altri gių depone i remi.
Rise e: "Non pių s'invii messo niuno;
Čccoli in porto - esclama -. O li fe' accorti 420
Un Nume o trapassar videro il legno,
Ma di ghermirlo fatto lor non venne."
p 358 Sorsero e al lido s'avviâr; tirataLa nave in secco, trasportâro i servi
Gli attrezzi e l'armi. A far consulta i Proci 425
Strėnsersi, né assentir ch'altri con loro,
Giovine o vecchio, si sedesse. AlloraL'Eupėtide Antėnoo tra lor esclama:
p 364 "Oh! come i Numi da sė fier periglioLiberâro costui! L'intero giorno 430
Sedean le scolte sui ventosi gioghiCon veci alterne, poi corcato il Sole,
Non passammo la notte in terra mai,
Ma navigando sul veloce legnoAspettavam l'aurora, insidiando 435
Per uccider Telčmaco: un Nume
Che alla terra natėa salvo il raddusse.
Ordiāmgli or qui morte crudele e certa;
No, sin ch'ei vive, non potrem l'impresaChe in mente rivogliam, compier mi penso; 440
Saggio, diserto egli č; né come un tempoAbbiam pių l'aura popolar seconda.
Affrettātevi dunque, anzi che egli abbiaConvocati gli Achivi a parlamento.
Né pacato cred'io, né mansueto 445
Si mostrerā, ma in foco d'ira acceso,
Sorto in pič, ci apporrā tra 'l popol tutto,
Che gli ordimmo crudel morte, ma indarno;
Certo, a cotanto rio dar non potranno
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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