Loda gli Achei: ben c'imporran condegna 450
Pena: cacciati dalla patria in bando,
Profughi andremo appo straniere genti.
Antivenirlo è d'uopo e là ne' campi,
Lungi dalla città spegnerlo, o quandoRiederà. Posseduto il suo retaggio, 455
Il partirem tra noi soli egualmente,
Ed alla madre lascerem la reggiaD'Ulisse ed a colui che fia lo sposo.
Che se questo mio dir non vi talenta,
Se volete ch'ei viva, che i paterni 460
Beni tutti possegga, or via, restiamoDal divorar, qui congregati, tutte
Le sue care sostanze: in sua magioneCiascun co' doni suoi, chiegga a consorte
Penèlope; chi a lei dote più ricca 465
Porge od il fato le presceglie, impalmi."
p 393 Tacque, né ruppe alcun l'alto silenzio.
Anfìnomo a parlar surse, di Niso
Arezìade regal prole, ei mosseCapo de' Proci, che dal frumentoso 470
Dulìchio uscîr; accetto alla reginaN'era il sermon, ché retta mente egli ebbe.
Affettuoso a' suoi converso, ei disse:
p 400 "Quanto a me, certo non vorrò, compagni,
Telèmaco trafitto; è grave, è indegno 475
La regia stirpe struggere; ben vuòlsiPrima de' Numi consultarne 'l senno.
Ove 'l dritto che origina da Giove,
Co' suoi decreti ciò raffermi, io stessoCon questa man, vo' uccìderlo; e voi tutti 480
A far ciò stesso incorerò. Se avversiCe 'l divietan gli Eterni, a star vi esorto."
p 406 Piacque il sermon d'Anfìnomo. RepenteSursero e s'avviâr verso la reggia;
Rientrati, posâr sui tersi seggi. 485
p 409 Ma comparir d'innanzi a' violentiPenèlope fermò. Ché la tramata
Morte da' Proci al suo figlio dilettoNella propria sua reggia Ella già udìo:
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Achei Ulisse Tacque Niso Proci Numi Giove Eterni Piacque Anfìnomo Proci
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