Testimonianza, e questa ospital mensa, 190
E 'l sacro focolar a cui rifuggoDell'intrepido Ulisse; or mentre parlo,
Sta in disparte ei seduto in questa terraOd occulto aggirandosi; raccerta
I commessi delitti o nella mente 195
Semina a' Proci tutti orrida morte.
Tal fu l'augurio che seggendo io scersiNella nave e che al tuo figlio chiarìa."
? 162 "Ah! se questo tuo detto, ospite mio,
S'adempirà - Penèlope soggiunse -, 200
Del grato animo mio subito avrestiTai pegni, che scontràndoti ciascuno
Compitamente ti terrìa beato."
? 166 Questo l'alterno ragionar tra loro.
Ma dell'Ìtaco eroe raccolti i Proci 205
Davanti alla magion, prendean dilettoA lanciar dischi ed a vibrar quadrella,
Là sul vasto cortil dove pur dianziPompa féan d'insolenza. Ma sorgiunta
Del pasto l'ora e addóttevi dai campi 210
Le vittime da lor, che a tale incarcoEran preposti, favellò Medónte
(Degli altri araldi era costui più caroA' Proci e sempre a' lor prandi assistea):
? 174 "O giovanetti! A pien vi ricreaste 215
Ne' giochi; or nel palagio rientrati,
Per noi la cena apprèstisi; ché graveCerto non è prender la cena in tempo."
? 177 Detto, sorsero pronti ed avviatiRientrâr nel palagio, su i bei seggi 220
I manti lor deposero e sgozzâroGrandi montoni e saginati verri;
Immolâr pingui capre, un bue di torma,
E fu posta la mensa. Ulisse intantoVèr la città con il pastor movea. 225
? 184 E questi: "O forestier, poiché oggi bramiIr a città, come 'l Signor l'ingiunse
(Certo qui di lasciarti io preporreiCustode delle stalle; ma pavento
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Ulisse Proci Proci Medónte Proci
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