Ch'ei non s'irriti meco e mi rampogni, 230
Però che de' Signor gravi son l'ire),
Mettiàmci in via. Passò del dì gran parteEd a sera vie più l'aer si aggela."
? 192 E l'accorto signor tosto rispose:
Ben m'appongo al tuo dir, ben ciò che imponi 235
Nell'animo rivolsi anche assai prima.
Orsù moviam, precedimi; e se tieniReciso un ramo, dàllomi a sostegno
De' passi miei; però ch'esser dicestiAlpestre e sdrucciolevole la via." 240
? 197 Detto, gettava agli omeri d'intornoVil zaino in brani, a torta corda appeso;
E 'l baston che bramò, dièdegli Eumèo.
Mossero entrambi; a custodir le stalleQuivi i cani restâro ed i pastori. 245
Così a veglio mendico simigliante,
Di cenci avvolto e in sul baston sorretto,
Il Re a città guidàvasi da Eumèo!
? 204 Processer per sentier aspro; e non lungiDalla città, pervennero alla fonte 250
Dalle bell'onde, d'artificio egregio,
Da cui tutti attigneano i cittadini.
Ìtaco già, Nèrito e Polittòrre
La construîr, ergévasi d'intornoD'alni cresciuti in mezzo all'onde un bosco; 255
Mormorando cadean le gelid'acqueDall'alto d'una roccia in su di cui
Estolléasi un altar sacro alle Ninfe,
Dove floridi serti 'l viandante,
Alzando vóti all'alme Ninfe, offrìa. 260
Qui 'l Dòlide Melànzio in lor s'avvenne;
Conduceva le capre, il fior del gregge,
Per la cena de' Proci, e due il seguìenoAltri pastor. Vederli ed assaltarli
Con grida ed onte fu per esso un punto, 265
Tal che d'Ulisse 'l cor tutto commosse:
? 217 "Or, sì, è ben detto: "un tristo è scorta a un tristo"
Ché 'l sìmile al simìl sempre s'accòppi,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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