Che in lor delizie nùtronsi dai regi."
? 311 "Ahi! questo è 'l cane - rispondesti Eumèo -
D'un eroe che perì quinci lontano.
Se tal fosse di corpo e tal negli atti,
Qual già Ulisse il lasciò, mentr'ìva ad Ìlio, 390
Stupor ti prenderìa, veggendo quantoAgile n'era e forte. Indarno sempre,
Fiera ch'egli adocchiò fuggir nel cupoDella selva tentò; perocché niuno
Ormando 'l vinse. Da guai domo, or langue; 395
D'Ìtaca lunge 'l sir perìagli, e pigre,
Non prendono di lui cura le ancelle.
Ché quando del padron l'impero cessa,
Gli uffizi lor tengono a vile i servi.
Dimezza la virtù Giove al mortale, 400
Com'ei dal giorno del servaggio è colto."
? 324 Detto, entrò nella reggia, e verso i Proci
Diritto s'avviò. Come Argo videL'amato sir dopo dieci anni e dieci,
Al Destin della morte atra soggiacque. 405
? 328 Telèmaco primier fu che l'entrataDel pastor avvisò nel regio albergo;
Ratto d'un cenno a sé 'l chiamò ed ei volseLo sguardo intorno ed un giacente scanno
Prese ove pria sedea lo scalco, molte 410
Carni a' Proci partendo. Al desco presso,
Di contra al giovin lo piantò e si assise;
Una di dapi porzion l'araldoRecògli e, tolto da un canestro, il pane.
? 336 Non guari andò, che Ulisse anco v'entrava 415
In forma di tapin veglio mendico,
Avvolto in turpi cenci e sul nodosoBaston sorretto. Assiso in sulla soglia
Frassìnea della porta, a un cipressinoStipite s'appoggiò, ch'abile mastro 420
A filo alzava e ripulìa con arte.
Telèmaco il pastor chiama e 'l pan tutto,
Preso da un bel canestro, e quante carniCapìangli tra le palme, a dir si prese:
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Eumèo Ulisse Giove Proci Argo Destin Telèmaco Proci Ulisse
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