Ma offende Antėnoo me, perché crudeleFame, sorgente d'aspri guai, m'opprime.
Oh! se gli Eterni, oh! se le ultrici Erinni
Proteggono il mendico, anzi all'Imene,
Antėnoo sia da morte orrida colto!" 585
? 477 E l'Eupėtide: "O forestier, ti cibaQueto seggendo ed in silenzio, o quinci
Pārtiti, acciō i garzon (poiché sė audaceFarnetichi) non trāgganti attraverso
Questa reggia dal piede o dalla mano, 590
Tutto dilacerato e posto a brani."
Tacque ed i Proci tutti, accesi in ira,
Fremėan; di quegli alteri alcun proruppe:
? 483 "No, non a dritto, Antėnoo, percotestiLo straniero infelice. Ahi! sciagurato! 595
Fors'egli č un Nume che dal Ciel discese;
D'ospite in forma, di lontana terraPercorron le cittā spesso gli Eterni,
Per cui tutto si compie, e veggion chiaraDe' mortai l'insolenza o l'equitade." 600
? 488 Antėnoo a vil prese quel detto. Intanto,
Per la percossa che sostenne il padre,
Telčmaco gran doglia in cor sentėa,
Ma dalle ciglia non cadéali a terraPur una stilla; crollō il capo e l'alta 605
Strage de' Proci in mente rivolvea.
? 492 Come udė del percosso in sua magione,
Penčlope sclamō tra le sue ancelle:
? 494 "Oh! Te stesso cosė, d'un de' suoi straliApollo dal sonante arco saetti!" 610
? 495 Ed Eurėnome a lei: "Se ciō a secondaDe' nostri vóti andrā, niun di costoro
Sull'aureo trono rivedrā l'Aurora."
? 498 E la Regina: "O mia Nutrice, tutti,
Rotti al mal far, gli abbomino, ma tengo 615
L'Eupėtide alla morte atra sembiante.
Vagava per la reggia un infeliceStraniere a far la cerca; inopia il preme;
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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