Ciascun gli dà, di qualche don gli è largo;
D'un colpo di sgabel Antìnoo solo 620
A sommo il fiede della destra spalla."
? 505 Così nella sua stanza, infra le ancelle,
La regina parlò; forniva intantoIl suo pasto l'eroe. Tosto il custode
De' verri ella a sé chiama e sì gli dice: 625
? 508 "Eumèo, caro agli Dèi, vanne ed ingiungiAl forestier che qui si adduca, ond'io
E l'accolga e l'interroghi, s'egli ebbeContezza mai del paziente Ulisse,
O se co' propri il vide occhi giammai: 630
Par che molte città percorso egli abbia."
? 513 "Oh! Se per Te guardassero alcun pocoIl silenzio gli Achivi, altere e grandi
Cose narrar da lui, Regina, udresti,
Tal che verrìati al cor nova dolcezza; 635
Tre dì e tre notti nel mio albergo l'ebbi,
Ché appo me riparò, com'ei da un legnoSfuggìo; ma trar non gli fu dato a fine
La lunga istoria de' suoi tristi guai.
Come vate gentil che dagli Eterni 640
Ammaestrato, risonar fa un dolceCanto al cor de' mortali, ognuno il guata
Meravigliando e con ardente affettoIl soave concento avido ascolta;
Del par e' mi beò nell'ostel mio. 645
Dicéami che paterno ospite egli eraD'Ulisse, che abitò Creta ove nacque
Minosse e che di lì, da gente in gente,
Da disastro in disastro ognor travolto,
Qui a prostrarsi a' tuoi piè, supplice ei venne. 650
Affermò ch'ebbe udito appo i viciniRicchi Tespròti, ch'egli vive e molti
Tesor ingenti al suo palagio adduce."
? 528 E la Regina: "Va', chiàmalo, il guida;
Alla presenza mia vo' ch'ei favelli. 655
Gli altri sotto le logge o nella reggiaPrendan diletto, ché nel cor di tutti
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Antìnoo Ulisse Achivi Regina Eterni Ulisse Creta Tespròti Regina
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