Icàride; ben so, ben so di lui,
Ché pari sostenemmo aspra sventura;
Ma la turba de' Proci empia pavento,
Di cui gli atti oltraggiosi e violenti 700
Alla ferrea del Ciel volta salîro.
Ché dianzi, quando gìa cheto per l'aula,
E m'offese colui di tal percossaChe diemmi acerbe doglie, alcun non sorse,
Non Telèmaco stesso, a darmi aìta. 705
Perciò nelle sue stanze a star l'esorta,
Benché ansia tanto, finché il Sol s'asconda.
Del redir del marito indi mi chiegga,
Che innanzi al foco collocato m'abbia.
Tengo laceri panni e tu 'l ben sai, 710
Ché implorato da me già fosti 'l primo."
? 574 Disse e 'l pastor si dipartì. Mentre egliVarcava il limitar: "Nol guidi, Eumèo?
- Prorompea la regina -. E che mai pensaIl forestiere? Da terror percosso, 715
Qualcun paventa? O vergognando forse,
Questo palagio attraversar non osa?
Pudor con povertà mal s'accompagna."
? 579 Ma tu così le rispondesti, Eumèo:
Parlò assennato lo stranier com'altri 720
Che schifar de' superbi ami l'oltraggio.
Perciò t'esorta che l'aspetti, tantoChe il Sol tramonti. Così a Te, regina,
Meglio rileverà tutta solettaInterrogarlo e udir ciò che risponde." 725
? 585 Ed ella: "Qual ch'ei sia, certo non sembraL'ospite dissennato, ché non havvi
Uomini al pari di costoro audaci,
Intenti sempre a macchinar delitti."
Tacque, e 'l pastor, poi che adempì 'l messaggio, 730
Tornò fra i pretendenti ed all'orecchioDel garzon bisbigliò: "Vommi, o diletto,
Gli armenti a custodir, tuo vitto e mio;
Qui ad ogni cosa intendi. Ma ti cagliaPrima di Te: sta' sopra te pensoso, 735
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Proci Ciel Telèmaco Sol Disse Eumèo Eumèo Sol
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