Di me tu sembri; pur largir ci ponnoMolte dovizie nel futuro i Numi.
Ma provocarmi con le man ti guarda, 25
Non forse, acceso in ira io, benché vecchio,
Ed il petto t'insanguini e le labbra:
Qui più tranquillo rimarrei domane,
Ché alla magion del Laerzìade Ulisse,
Certo, non potrestù far mai ritorno." 30
s 25 "Numi! - in fiero corruccio Iro soggiunse -
Più corrono volubili e velociGli accenti a questo vorator, che a vecchia
Affumicata. Ma con queste braccia,
Percossa tal gli vibrerò, che tutti 35
Dalle mascelle dischiantati i denti,
Pioverànnogli a terra, come a verroCh'entrò nel campo e devastò le messi.
Orsù, prènditi 'l cinto e spettatoriFìen della lotta questi eroi; ma come 40
Terrai tu fronte ad uom d'età più verde?"
s 32 Così costor anzi all'eccelse porte,
Sul liscio limitar, con motti acerbiInfierivan. L'Eupìtide gagliardo,
Fàttosi accorto, dolcemente rise, 45
Ed: "Amici - sclamò -, non mai si videTal meraviglia. Oh! qual gioconda festa
Piacque mandar a questi alberghi un Dio.
Contendono tra lor l'ospite ed Iro,
Tal che alla zuffa apprèstansi; su via, 50
Facciam che ratto vengano alle prese."
s 40 Sorsero tutti, alzâr le risa e intornoStrìnsersi ai due pezzenti. "Udite, udite
- L'Eupìtide gridò -, Proci valenti,
Il parer mio: se n' giacciono in sul foco 55
Que' caprini ventrigli che ponemmoPel pasto della sera e che di sangue
E d'adipe già empimmo. Or, qual dei dueVincerà o prevarrà, s'alzi e trascelga;
Sempre ei sarà del nostro desco a parte, 60
Ned altri ad accattar verrà qui ammesso."
s 50 Applaudon tutti.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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