Già già 'l capo qua e là piega, né starsiSui piedi può, né a casa ove desìa,
Redir, cotanto è dispossato e guasto!" 300
s 243 Così 'l figlio e la madre; a cui converso,
Eurìmaco drizzò queste parole:
s 245 "Oh! se te per l'Iàsio Argo, gli Achivi
Vista, Icàride saggia, avesser tutti,
Certo schiera di Proci assai più folta, 305
Qui sin dall'albeggiar terrìasi in festa;
Ché per beltà, statura ed alto ingegnoTutte le donne di gran lunga avanzi."
s 250 E la regina: "Eurìmaco, per certoOgni pregio, ogni ben, forme ed ingegno 310
Gli Eterni mi rapîr, quel dì che ad ÌlioVeleggiâro gli Achivi, e 'l mio consorte
Con lor si dipartiva. Ah! se reversoUlisse qui, mia vita anco reggesse!
Maggior gloria e beltà m'adornerebbe. 315
Tristezza or m'ange; di tante e sì graviSventure un Dio m'opprime. Allor ch'ei mosse
Abbandonando la natìa contrada,
Présami al carpo la man destra, disse:
s 259 "O donna, non cred'io che i forti Achivi 320
Tutti da Troia rediranno illesi;
Fama, pugnaci grida i Tèucri, destriA trattar gli archi e saettar quadrelli,
A premer fianchi di destrier veloci;
D'un agil salto ad agitarli in campo; 325
Tal che il destin di sanguinosa guerraDi repente decidono. Quind'io,
Se perdere o servar vorrammi un Dio,
Là sott'Ìlio, non so. Però qui tuttoPrènditi in cura e verso il genitore, 330
Verso la madre mia sempre, com'oggiEd ancor più, ti mostra affettuosa,
Finché lunge sarò. Pur quando al figlioVedrai 'l mento fiorir, qual più t'aggrada
Dispòsati ed il tuo tetto abbandona." 335
s 271 Tal ei parlò; giunto ne è 'l tempo.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Iàsio Argo Achivi Icàride Proci Eterni Achivi Dio Achivi Troia Tèucri Dio
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