AppressaLa Notte in che queste odiose nozze
Me sconsolata a funestar verranno,
Cui l'aura di ogni ben Giove rapėo.
Martėr novo or m'affanna, ché l'usanza 340
Antica or pių non guardano i miei Proci:
Color che a gara ambiscono la destraD'illustre figlia d'uom ricco e possente
Adducon tori e pingui capre, ond'abbiaGli amici a convitar la desiata 345
Donna e le porgon preziosi doniNé impunemente struggono l'altrui."
s 281 L'eroe gioė ch'ella attraesse i doni,
Molcendo l'alme lor con voci blande,
Mentre nell'imo core altro volgea. 350
s 284 E l'Eupėtide: "Icāride prudente,
Que' doni che vorrā ciascun de' Proci
Offrirti, accetta, ché non fôra degnoFar contrasto all'usanza e ricusarli.
Ma tien per fermo tu, che niun di noi 355
Redirā a' tetti suoi, né altrove andranne,
Pria che 'l pių illustre degli Achei tu impalmi."
s 290 Assentîr tutti; ed inviâr gli araldiPe' doni. Addusse quel d'Antėnoo un ricco
Peplo, grande, di bei ricami adorno; 360
Con dodici ardiglion di splendid'oroNelle ritonde lor anella inserti.
Quel d'Eurėmaco apporta aureo monile,
D'ambra contesto e d'artifizio miro,
Tal che a pari del Sole arde e sfavilla. 365
Recâro duo scudieri a Euridamante
Orecchini a tre gocce opera insigne,
Donde piovea di rai grazia infinita.
Tornō del Polittōride Pisandro
Con un vezzo il sergente, adornamento 370
D'ineffabil vaghezza. Ognuno in somma,
Squisito degli Achei recava il dono.
Ella, beltā perfetta, alle superneStanze saliva, e le pestavan l'orma
Co' presenti magnifici le ancelle. 375
s 304 Com'ella si partė, conversi i Proci
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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