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      All'agil salto, all'armonia giocondaGioîr, finché sorvenne Èspero in Cielo.
      Ma 'l bruno sui godenti Èspero surto,
      Ratto, per tutta illuminar la reggia 380
      Tre bracieri si accesero, ove dureAride legna, fesse allor, gittâro,
      E di più faci aggiùnservi la fiamma.
      Nutrìan con veci alterne ivi la luceDel forte Ulisse le fantesche, a cui 385
      Drizzava quel magnanimo tai detti:
      s 313 "Serve del Re da sì gran tempo assente,
      Risalite alle stanze u' la reginaVenerevol s'accoglie; a lei d'attorno
      Sedete e confortàtela, rotando 390
      I fusi, o lane apparecchiando; vivoA' Proci tutti io manterrò qui 'l lume.
      E se vorranno vigilar sin l'alba,
      Non io per vinto mi darò, ché al duroFaticare, al vegghiar novo non sono." 395
      s 320 A tal proposta si guatâr ridendoTutte le ancelle. Ed ecco una, Melànto,
      Guancia rosata, che oltraggiarlo in turpeGuisa s'ardiva. Dòlio ingenerolla,
      Penèlope allevolla e la dilesse 400
      Qual propria figlia; ed ornamenti e vezziDi che era vaga, sempre le largìa.
      Né mai per questo, di lenir fe' provaMelanto il duol che la regina opprime:
      Di voluttà pur avida, gittosse 405
      Ad Eurìmaco in braccio. Ora costeiIl re assalì con onte e con rimprocci.
      s 327 "Miserando stranier, vil insensato,
      Ir non t'aggrada in qualche atra fucinaO taverna a corcarti, ma ti stai 410
      Fra tutti questi eroi cianciando audace,
      Senza che alcun timor t'agiti mai.
      Se' tu briaco? Od hai turbata sempreCosì la mente, e quindi all'aura spandi
      Dissennate parole? Esulti forse 415
      Perché 'l ramingo Iro atterrasti? Ah! bada,
      Non tosto alcun d'Iro miglior qui sorga


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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