Converso al figlio, ratto a dir si tolse:
t 4 "Telèmaco, forza è le bellicoseNostr'armi tutte trasportare ad alto; 5
A prender securtà d'ogni sospetto,
Lusingherai con blandi accenti i Proci.
Se averle in lor balìa brameran elliEd inchiesta farànnoti, rispondi:
Dal fumo le sottrassi, ché sembianti 10
A quelle non son più, che lasciò il padre,
Quando per Troia un giorno alzò le vele.
Perdettero il fulgor, discolorateDal vapor della fiamma. Ed anco questa
Cura più forte mi spirava un Dio: 15
Non forse, presi da Lièo soverchio,
Déstisi tra di voi fiera contesa,
Tal che l'un l'altro a vi ferir sospinga,
E la mensa v'insanguini e le gareDell'Imenèo; ché a sé lo stesso ferro 20
Attira l'uom". Tacque, ed al padre caroTelèmaco obbedì; ratto a sé chiama
La nutrice Euriclea: "Rinchiudi - aggiunse -
Nelle stanze le ancelle, o fedel bàlia,
Tanto che ad alto le bell'armi apporti 25
Del padre, che in sua assenza abbandonate,
Il fumo deturpò. Send'io fanciullo,
L'incauta mente non le prese in cura;
Collocate or da me fìeno, là doveDella fiamma il vapor non più le attinga. 30
t 21 "Voglia 'l Ciel - rispondea l'affettuosa -,
Che alfin ricco di senno e di consiglioRegga la tua magione e tutte serbi
Le tue dovizie! Orsù, dimmi chi fia,
Che teco s'accompagni e porti il lume? 35
Perocché non vuoi tu che alcun'ancellaTi vada innanzi ed il cammin ti schiari."
t 26 E Telèmaco: "L'ospite non maiInerte patirò, ch'ei del mio staio
Nùtrisi, comecché da lunge arrivi." 40
t 29 Né già indarno volâr queste parole.
Del ben construtto gineceo le porte
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Proci Troia Dio Lièo Imenèo Euriclea Ciel E Telèmaco
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