La nutrice fermò. Col rege 'l figlio,
Impetuosi via portano gli elmi,
Gli scudi umbilicati e l'aste acute. 45
Precedévali Palla: di supernaLuce raggiando a par di fulgid'oro,
Tutte intorno le stanze illuminava.
t 35 E Telèmaco: "O padre, ah! qual portento!
Le pareti, i bei palchi e le abetine 50
Travi e queste colonne in suso spinteQual fiamma viva sfolgorar vegg'io...
Qui dentro è un Nume abitator del Cielo!"
t 41 "Taci, affrena il pensier, né interrogarmi
- Interrùppelo il re -: questa è l'usanza 55
Degli Eterni che regnano l'Olimpo.
Ma va' e ti corca omai, ch'io qui rimangoA raccertar delle fantesche i sensi
E della madre mesta, che vorrammiPartitamente far di tutto inchiesta." 60
t 47 Tacque, ed il figlio, del palagio uscito,
Al chiaror delle faci si raccolseLà nella stanza in che solea corcarsi;
E quivi s'addormìa, pur desiandoChe ratto sorga a risvegliarlo l'alba. 65
Ma nell'aula restò l'inclito Ulisse,
De' Proci a ordir con Pàllade la strage.
t 53 Qui la regina di sue stanze uscìa,
Ad Artèmide pari o all'aurea Vènere.
L'usato seggio collocâr le ancelle 70
Al foco appresso, di commessi argentiNon che d'avori adorno: alto lavoro
Che l'artefice Icmàlio un dì condusse.
Congiunto al seggio, stàvasi sottesoElegante sgabel su cui gran vello 75
Stendévasi. Posava in questa sedePenèlope. Sorvennero le ancelle
Dalle candide braccia e tolser viaPane in gran copia, e deschi e tazze in cui
Bevvero dianzi gli orgogliosi amanti; 80
Gittâr per terra de' bracieri 'l foco;
Molta indi accumulâr legna, onde ratto
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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