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      t 215 "Stranier - soggiunse -, or vo' di te far prova,
      Se co' suoi prodi tu, come or l'annunzi,
      Ricettasti in tue case il mio consorte: 285
      Quai panni rivestìa? Chi fu egli stesso?
      Quali i seguaci? A parte a parte or dimmi."
      t 221 "Difficile mi fia dìrloti, o donna,
      - Ulisse ripigliò -; ché dieci e dieciAnni vòlsersi già, dal dì ch'ei féo 290
      Dipartenza da Creta. Nondimeno,
      Tutto che in mente splèndemi saprai.
      Vestiva il divo Ulisse un porporinoLargo manto villoso; aureo fermaglio
      L'unìa con doppio anello, nel dinanzi; 295
      Opra insigne adornàvalo: co' piediAnterior ecco ghermiva un veltro
      Vaio cerbiatto, ch'ei spirante adocchia.
      Stupìan tutti che d'òr sendo amendue,
      L'un guati l'altro e 'l soffochi, e che questi 300
      Forte ambo i piedi per fuggir dibatta.
      Indossar gli vidi anco un'eleganteTunica molle sì, qual di cipolla
      Arida spoglia e come il Sol splendente.
      Molte donne ammirârla. Or tu pon mente : 305
      Io non so, se vestìala in sua magione,
      O se qualcun che seco s'imbarcava,
      O la gli diede un ospite; ché a moltiDiletto egli era; e pochi 'l fûr del pari
      Tra i prodi Achei. Perciò di rame un brando, 310
      Doppio bel manto porporin, adattaTunica in don gli porsi; ed onorato
      A mio poter, al suo legno il seguìa.
      Araldo accompagnàvalo, che alquantoD'età 'l vinceva ed ecco il ti dipingo: 315
      Crespo crin, late spalle e cute brunaAvea; nomossi Eurìbate, in gran pregio
      Fra tutti i prodi suoi tenéalo Ulisse,
      Ché ricca egli ebbe di saper la mente."
      t 249 Detto, la brama vie più in cor le crebbe 320
      Di gemiti e di lai, ché certi e gravi


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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