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      Né Ulisse riederà più ne' suoi tetti,
      Né tu scorta otterrai, perocché quantiQui usurpârsi balìa, non son qual era 405
      (Oh 'l fosse ancora!) Ulisse, ad accôr presto,
      A rimandar gli egregi ospiti sempre.
      Ma voi, donzelle, l'ospite lavateE di coltri, di manti e di tappeti
      Splendidi il letto gli ponete, ond'abbia 410
      A goder d'un tepor dolce, aspettandoChe sopra il trono d'òr salga l'Aurora.
      Comparsa appena, prenda un bagno, e voiD'essenze il profumate, acciò ch'ei segga
      Nell'aula a desco, del mio figlio accanto. 415
      Guai al crudel che l'oltraggiasse! CertoAtto far non potrà, che a pro gli torni;
      Ben fremirà, ma indarno. Oh! come maiSapresti, ospite mio, che all'altre donne
      Io per senno prevaglia e per consiglio, 420
      Mentre squallido, avvolto in questi cenciConvivar ti lasciassi entro la reggia?
      Breve la vita è degli umani; uom crudoChe dispietati in cor sensi rivolve,
      Maledetto è da tutti; e finché vive, 425
      Imprecar fiero l'avvenir si sente.
      Trapassa? Il mondo lèvasi e l'infama;
      Ma a qual si fregia di bontà, ed aspiraAll'eccellenza d'atti egregi, immensa
      Acquistan gloria gli ospiti dovunque, 430
      Tal ch'ei n'ha loda di gentile spirto."
      t 335 "Venerevol d'Ulisse inclita donna
      - Ripigliava l'eroe -, manti e superbeColtri in dispetto ebb'io, sin da quel giorno
      Che sovra 'l pin di lunghi remi armato 435
      Lasciai di Creta le nevose cime.
      Mi corcherò come usai prima, quandoVigilando traea le intere notti;
      Ché steso in letto vil, ne passai moltePur aspettando il comparir dell'alba. 440
      Né mi talenta più de' piedi 'l bagno;


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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