Né donna che ministri in questa reggia,
Il piè mi toccherà, salvo che saggiaFemmina antica sia, che molte e molte
Al par di me, patite abbia sventure; 445
Toccarmi a questa il piè non fia disdetto."
t 349 E l'Icàride saggia: "Ospite mio,
Niun pellegrino di lontan paesePiù saggio e caro capitò qui mai
Di te, ch'esprimi con parola ornata 450
Tutto che 'l senno ed il decoro ingiunge.
Vecchia posseggo di consigli elettiChe nutrì e crebbe e nelle braccia accolse
Quell'infelice, quando primamenteLa madre il partorì; costei le piante 455
Ti laverà, quantunque tragga a stentoL'anelito. Ma deh! saggia Euriclea,
Lèvati su, l'ospite bagna, oppressoD'anni al par del tuo Re; tal forse è Ulisse,
Tale ne' piedi e nelle man; ché, ratto, 460
Uom combattuto da sventure invecchia."
t 361 La bàlia 'l vólto tra le man si ascoseE versò calde lagrime movendo
Dolorose parole: "Ahi! per te, figlio,
Questa mia vita debile strascino! 465
Più che ad altri, a te porta odio il Tonante,
A Te sì pio! Non mai tanti alcun gli arseLombi di pingui vittime, né tante
Ecatombe perfette alcun gli offerseAl par di te! né orasti a lui, che a queta 470
Giunger vecchiezza e crescer prode il figlio;
Pur del ritorno il dì ti si rapìo.
Forse le donne di remote gentiOltraggiano l'eroe, quand'ei ne' ricchi
Tetti s'adduce, come te oltraggiâro 475
Tutte quante coteste inverecondeDa cui l'onte schifando e l'insolenza,
Rifiutasti il lavacro. A me pertantoNon ripugnante, tal uffizio impose
L'Icàride e vo' adèmpierlo, non pure 480
A cagione di lei, ma di te ancora;
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Icàride Euriclea Ulisse Tonante Icàride
|