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      Qual uom che un gran ventriglioColmo di sangue e d'adipe rigiri,
      Che al foco maturar presto desìa;
      Tal s'agita l'eroe, tra sé volgendo,
      Come i rei Proci del suo braccio opprima, 35
      Contra gran turba, ei solo. Ed ecco, in formaPalla d'una mortal, dal Ciel discende,
      Gli si libra sul capo e sì gli dice:
      ? 33 "Ah! perché vegghii, o degli umani tuttiIl più infelice? È questo il tuo palagio 40
      Ed in questo palagio è la tua donnaEd il tuo figlio; ed egli è tal che ognuno
      D'èssergli padre si terrìa beato."
      ? 37 "Certo, o Dea, - ripigliò l'accorto eroe -,
      Tutto a modo dicesti; nondimeno, 45
      L'alma ne' miei pensier volge, in qual guisaAssalterò gl'inverecondi Proci,
      Solo, mentre color dentro a' miei tettiAffollati ognor sono. E maggior cura
      Anco mi rode: se per me fìen morti 50
      Col favor dell'Olìmpio e con il tuo,
      Come potrò al mortal rischio sottrarmi?
      Piàcciati, al caso mio, Diva, por mente."
      ? 44 "Forsennato! - gridò Palla -, talunoAd uom s'affida, ch'è di sé men degno, 55
      Ad un mortal che di consiglio è scarso;
      Mentr'io son Dea che in ogni tuo travaglioSempre ti guardo. Or t'appaleso il tutto:
      Se circuìti da cinquanta schiereD'uomin parlanti fossimo, bramosi 60
      Col ferro a trucidarti; incontinenteTu i greggi loro e de' lor buoi le torme,
      Già vincitor, ti cacceresti innanzi.
      T'addormi or dunque, ché oltremodo è graveTutta notte vegghiar; l'ora è sorgiunta 65
      In che gli affanni tuoi termine avranno."
      ? 54 Detto, un dolce sopor sulle palpèbreVersàvagli. Già fatto avea ritorno
      L'alma Dea nell'Olimpo, quando 'l sonno


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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